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Marco Paolini
DEDICATO A JACK LONDON
musiche originali composte ed eseguite da Lorenzo Moguzzi
produzione Jolefilm
Un uomo, un cane, il viaggio, il grande Nord, sono i protagonisti di questo nuovo progetto di Marco Paolini, ispirato e dedicato a Jack London, per parlare della sua vita avventurosa, per raccontare il rapporto tra uomo e natura, per parlare del senso del limite oggi.
In una cultura che fa del "no limits" uno dei propri slogan, e che sembra percepire come un demerito il "senso del limite", ci sembra che Jack London acquisti un valore in più anche per questa sua assenza di giudizio sulla natura e continua valutazione delle conseguenze dell'agire dell'uomo in rapporto ad essa.
London è stato troppo a lungo identificato come uno scrittore per ragazzi, ma il suo interrogarsi sul sistema economico e culturale della società al suo tempo contiene invece osservazioni di grande attualità, anche se espresse in modo istintivo, passionale e talvolta un po' ingenuo. Jack London non è un teorico, ma è un nomo che vive intensamente e attraverso le esperienze vissute diventa scrittore e non dimentica da dove è venuto.
"Dedicato a Jack London" è un monologo della durata di circa 150 minuti, che contiene vari racconti, tra questi il più conosciuto è di sicuro "To build a fire", pubblicato originariamente nel 1902 su The Youth's Companion in una versione per ragazzi e poi riscritto, modificandone il finale, e pubblicato nel 1910 nella versione divenuta famosa nel mondo, il racconto che affronta uno dei temi più cari a Jack London: la lotta per la sopravvivenza. Un uomo, un cane e il grande Nord.
Accanto alle parole, le note e la voce di Lorenzo Monguzzi, cantautore e già compagno di viaggio di Marco Paolini in spettacoli come "Album d'Aprile", "La macchina del capo", "Miserabili", "Song n. 32", etc...
"Lo scorso anno ho cominciato a raccontare Jack London partendo da alcune storie brevi, meno famose dei grandi romanzi, ma più adatte a una trasposizione in forma orale. Si tratta di un work in progress: a quei primi materiali ne ho aggiunti di nuovi e altri ancora sono in preparazione.
Oltre ai racconti mi interessa provare a narrare alcune parti della vita avventurosa dello scrittore, la sua visione del mondo e della società.
Le tracce autobiografiche sono sparpagliate in tutti i romanzi e in alcuni diari che voglio narrare. Farò un montaggio di questi materiali che non ha l'ambizione di essere già uno spettacolo definitivo. Il racconto avrà la forma di una ballata con la musica suonata dal vivo: è infatti fondamentale l'andamento musicale. Sarò accompagnato in scena da Lorenzo Monguzzi (chitarra e voce) che lavora con lo stesso principio: da un repertorio di pezzi storici e da altri originali creati da noi si sceglie cosa suonare.
Nel mio lavoro non ci sono prime teatrali, in ogni serata c'è qualcosa che ho già fatto e qualcosa di nuovo. E' da questa combinazione che viene una serata, un pomeriggio, un alba in un luogo scelto per l'occasione, una combinazione unica, che non potrà ripetersi uguale la volta successiva in un posto diverso."
Marco Paolini
Estratto stampa
Il piede cade in fallo e apre alle domande sull'uomo e la vita.
È tutto così semplice, dopo tutto. Per Marco Paolini uno spettacolo è come una camminata in montagna: la rigenerante fatica dell'avvicinamento, il valore del percorso rispetto alla meta, la misurata soddisfazione di una tappa intermedia. Per capirlo bisognava salire alla Stalle di Parè, sopra Fino del Monte, per questo "Uomini e cani" che attraversa i racconti di Jack London come si procede in un paesaggio selvatico: il sentimento del passaggio della frontiera di un mondo, l'estraneità della natura circostante, il senso della propria solitudine. Anche davanti a tremila persone. [...]"Uomini e cani" è un primo accostamento del "narrattore" trevigiano a London, riscoperto anche grazie a Davide Sapienza e alla traduzione di "To Build A Fire " che questi ha realizzato. In effetti, "Preparare un fuoco" è il racconto-chiave dello spettacolo. Paolini ci accompagna al punto decisivo, passando per la comicità quasi metafisica di "Macchia" e seguendo le venature di cruda ironia che spezzano la compatta parete d'odio che lega l'uomo e il cane di "Bastardo". Ma se "Macchia " e "Bastardo" predispongono al senso "altro" ed iniziatico della natura di London, e del Grande Nord che lui cantò, "Preparare un fuoco" realizza un improvviso picco di tensione, che prende la gola.
Camminare su sentieri impervi significa anche questo, del resto. "Preparare un fuoco" è il piede che di colpo cade in fallo, tanto del protagonista come dello spettatore: ciò che segue obbliga il primo a lottare per la vita e il secondo a porsi di fronte alla questione dell'esistenza o, per lo meno, ad affrontarne la versione che ne diede London. Succede di sbagliare il passo, in natura come nella scrittura. E non è detto che i pericoli che si corrono in un caso siano meno letali che nell'altro. Così come non è detto che uomini e cani abbiano ruoli e gerarchie così definite da non doversi scontrare tra loro e, persino, scambiarsi di posto, nella tensione di una narrazione che scivola tra la prima e la terza persona.
(Eco di Bergamo, Piergiorgio Nosari)